Confine
Italia, “Il formulario rischia la fine di Swisscovid”
Redazione
4 anni fa
Secondo Alessandro Trivilini della SUPSI il modulo presenta problemi a livello di informazione, di difficoltà d’uso e di proporzionalità tra la quantità di informazioni richieste e la loro rilevanza: “Ancora una volta lo sviluppo tecnologico è partito dall’alto e non dal basso”

Da lunedì è entrato in vigore l’ormai famigerato Passenger Control Form, il formulario digitale introdotto in Italia nell’ambito di un progetto pilota europeo per un maggiore controllo degli spostamenti interni durante la pandemia. A doverlo compilare ogni passeggero in ingresso nel Bel Paese, qualsiasi sia il mezzo di trasporto, anche se i controlli alle frontiere non saranno sistematici, ma solo a campione. Ma come funziona? Teleticino ha provato a utilizzarlo, scoprendo di dover compilare da 9 a 11 pagine di dati personali. Un grosso sforzo e una grande quantità di informazioni, che fanno sorgere questioni a livello di privacy. Questione prontamente proposte ad Alessandro Trivilini, responsabile del servizio di informatica forense per la Supsi.

Tra privacy, proporzionalità e difficoltà informatiche
“Dobbiamo dirlo in modo chiaro: i dati personali dal punto di vista legale e giuridico sono tutelati”, spiega Trivilini, “c’è una legge europea in merito che decreta che chiunque raccoglie questi dati li debba rispettare, dando al cittadino il diritto alla riservatezza”. Tuttavia, aggiunge “mi rendo conto che una persona con poca esperienza possa far fatica ad arrivare alla fine del processo di registrazione, con un problema anche di comprensione quando arriva il QR code sullo smartphone: lì rischiamo di creare un’isola di persone digitalmente escluse”. Un problema è anche il principio della proporzionalità, sancito dalla legge sulla protezione dei dati : “In questo form vengono chiesti davvero molti dati personali e la domanda da porsi è: tutti questi dati sono proporzionati alle attività che andrò a fare durante il tracciamento?”

Finirà come Swisscovid?
Ma quindi, viste le difficoltà, questo formulario rischia di fare la fine dell’app Swisscovid? “Purtroppo il rischio è quello, per i motivi che ho detto prima: le persone si spaventano perché non sono informate che i loro dati sono tutelati, c’è la barriera tecnologica e non c’è una spiegazione di tipo etico che faccia capire che i dati richiesti non sono finalizzati a un sistema totalitario ‘cinese’ ma c’è un principio di proporzionalità in vigore. Il pericolo quindi è di raccogliere un po’ di dati ma che questi vadano a finire in quell’area di sosta dove sono finiti quelli dell’applicazione Swisscovid. Questo perché questi elementi non sono interoperabili e perché, ancora una volta, lo sviluppo tecnologico è partito dall’alto e non dal basso”, conclude Trivilini.

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